Nella vita, i traguardi migliori, i successi più insperati giungono
così: inaspettati, inattesi, ci ricordano la bellezza
dell'imprevedibile, di quelle sorprese che, puntualmente, smentiscono
ogni nostra convinzione precedente. E ci fanno capire come i sentieri
della vita che non ci aspettavamo di percorrere siano gli stessi a
regalarci le soddisfazioni più grandi o le consapevolezze più profonde. Quando cominciai la stesura del romanzo di Aspasia, nelle calde giornate
di un'estate tanto attesa, credevo di dare corpo e voce ad un sogno, a
delle immagini che avevano sempre popolato la mia fantasia, acceso la
mia immaginazione: sembrava quasi di condividere una parte di sé, di
portare a compimento qualcosa che mi ronzava da troppo tempo in testa.
Ma non potevo immaginare che quel libro, quelle pagine in cui avevo
racchiuso l'essenza di me stessa, mi avrebbero mai portato a tanto:
tutto sembrava il semplice divertimento di una ventenne in ozio, un
vezzo da mostrare agli amici o lasciare custodito in un cassetto, e
invece mi sbagliavo.
E nemmeno io, una volta preso in mano il libro, sfiorandone delicatamente le pagine, potevo immaginare che quella storia, quell'amore ai tempi del Partenone e della tragedia, mi avrebbe portato in una delle città più belle, ammirate e sognate del mondo: Parigi, la "Ville Lumière," la città con la maestosità di Notre Dame de Paris e il portento moderno della Tour Eiffel.
E nemmeno io, una volta preso in mano il libro, sfiorandone delicatamente le pagine, potevo immaginare che quella storia, quell'amore ai tempi del Partenone e della tragedia, mi avrebbe portato in una delle città più belle, ammirate e sognate del mondo: Parigi, la "Ville Lumière," la città con la maestosità di Notre Dame de Paris e il portento moderno della Tour Eiffel.
Suonerà strano, ma non avevo mai avuto occasione di vedere Parigi: mi
dicevo che, un giorno, al riparo da impegni e scadenze urgenti, ci sarei
andata, con la compagnia giusta, al momento giusto, per godermi appieno
tutte quelle meraviglie di cui avevo sentito solo parlare.
Evidentemente, c'era altro in serbo per me ed è stato merito di Aspasia e
alla capacità della sua storia di affascinare la giuria del "World Literary Prize" I Edizione Parigi 2015: non sarei andata come semplice turista,
ma, incredibilmente, un premio mi stava aspettando, un riconoscimento
tanto desiderato quanto inaspettato.
A Parigi si respira un'aria particolare, magica: si sente il sapore di
una ricerca, mai sopita, della bellezza, della raffinatezza, che si
possono trovare in ogni angolo, sporgendosi da un ponte sulla Senna o
camminando per gli imponenti Champs-Élysées. È come se la città intera
offrisse uno scrigno di bellezze e di tesori affinché continuino ad
ispirarci, a non renderci mai sazi di sorprenderci e stupirci: scrivere,
raccontare una storia, in questi tempi di social-network e
messaggistica in tempo reale, è ancora possibile, perché la forza della
creatività, la passione del creare, quelle sì, non moriranno mai, ma
andranno sempre oltre a noi.
Ed è questo ciò che ho visto, in un bel teatro nel pittoresco
quartiere di Pigalle: un caleidoscopio di colori, ora sgargianti ora
più cupi, incorniciati dalle lacrime di qualche dolore difficile da
cancellare, come dalle risate dell'allegria più autentica e spensierata.
Ho sentito parole orgogliose, piene di coraggio e forza, ma anche frasi
piene di affetto, pensieri ad un amico che è stato particolarmente
vicino o a una moglie che non c'è più. E ne sono uscita ancora più
arricchita: non per la splendida targa, ma per quel mosaico, variegato e
sfaccettato, di uomini, ricordi ed emozioni che si chiama vita. La
nostra vita. Storie che si intrecciano, persone che si incontrano:
nessuno spettacolo potrà mai eguagliare la bellezza di questi attimi. Ed
è questo il più grande riconoscimento che mi abbia lasciato Parigi. Con
un monito: mai smettere di sognare, qualsiasi cosa accada.
Cecilia Cozzi
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