domenica 21 giugno 2015

Mai smettere di sognare - Prize Spécial "Jeunes Auteurs" World Literary Prize - I Edizione - Parigi, 13 giugno 2015



Nella vita, i traguardi migliori, i successi più insperati giungono così: inaspettati, inattesi, ci ricordano la bellezza dell'imprevedibile, di quelle sorprese che, puntualmente, smentiscono ogni nostra convinzione precedente. E ci fanno capire come i sentieri della vita che non ci aspettavamo di percorrere siano gli stessi a regalarci le soddisfazioni più grandi o le consapevolezze più profonde. Quando cominciai la stesura del romanzo di Aspasia, nelle calde giornate di un'estate tanto attesa, credevo di dare corpo e voce ad un sogno, a delle immagini che avevano sempre popolato la mia fantasia, acceso la mia immaginazione: sembrava quasi di condividere una parte di sé, di portare a compimento qualcosa che mi ronzava da troppo tempo in testa. Ma non potevo immaginare che quel libro, quelle pagine in cui avevo racchiuso l'essenza di me stessa, mi avrebbero mai portato a tanto: tutto sembrava il semplice divertimento di una ventenne in ozio, un vezzo da mostrare agli amici o lasciare custodito in un cassetto, e invece mi sbagliavo.
E nemmeno io, una volta preso in mano il libro,  sfiorandone delicatamente le pagine, potevo immaginare che quella storia, quell'amore ai tempi del Partenone e della tragedia, mi avrebbe portato in una delle città più belle, ammirate e sognate del mondo: Parigi, la "Ville Lumière," la città con la maestosità di Notre Dame de Paris e il portento moderno della Tour Eiffel.
Suonerà strano, ma non avevo mai avuto occasione di vedere Parigi: mi dicevo che, un giorno, al riparo da impegni e scadenze urgenti, ci sarei andata, con la compagnia giusta, al momento giusto, per godermi appieno tutte quelle meraviglie di cui avevo sentito solo parlare. Evidentemente, c'era altro in serbo per me ed è stato merito di Aspasia e alla capacità della sua storia di affascinare la giuria del "World Literary Prize"  I Edizione Parigi 2015: non sarei andata come semplice turista, ma, incredibilmente, un premio mi stava aspettando,  un riconoscimento tanto desiderato quanto inaspettato.
A Parigi si respira un'aria particolare, magica: si sente il sapore di una ricerca, mai sopita, della bellezza, della raffinatezza, che si possono trovare in ogni angolo, sporgendosi da un ponte sulla Senna o camminando per gli imponenti Champs-Élysées. È come se la città intera offrisse uno scrigno di bellezze e di tesori affinché continuino ad ispirarci, a non renderci mai sazi di sorprenderci e stupirci: scrivere, raccontare una storia, in questi tempi di social-network e messaggistica in tempo reale, è ancora possibile, perché la forza della creatività, la passione del creare, quelle sì, non moriranno mai, ma andranno sempre oltre a noi.
Ed è questo ciò che ho visto, in un bel teatro nel pittoresco quartiere di  Pigalle: un caleidoscopio di colori, ora sgargianti ora più cupi, incorniciati dalle lacrime di qualche dolore difficile da cancellare, come dalle risate dell'allegria più autentica e spensierata. Ho sentito parole orgogliose, piene di coraggio e forza, ma anche frasi piene di affetto, pensieri ad un amico che è stato particolarmente vicino o a una moglie che non c'è più. E ne sono uscita ancora più arricchita: non per la splendida targa, ma per quel mosaico, variegato e sfaccettato, di uomini, ricordi ed emozioni che si chiama vita. La nostra vita. Storie che si intrecciano, persone che si incontrano: nessuno spettacolo potrà mai eguagliare la bellezza di questi attimi. Ed è questo il più grande riconoscimento che mi abbia lasciato Parigi. Con un monito: mai smettere di sognare, qualsiasi cosa accada.
Cecilia Cozzi
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