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massime questioni che li riguardano,con piena libertà di parola. Solo le donne, gli stranieri e gli schiavi sono esclusi da una gestione della cosa pubblica così aperta e condivisa e, in un sistema in cui non è possibile prevalere e primeggiare in assemblea grazie ai propri natali o per la ricchezza posseduta, l’unica arma si rivelano la persuasione e un’accattivante eloquenza: lo sa bene Pericle, l’ uomo capace di farsi eleggere alla carica più importante, quella di stratego, per quindici anni consecutivi, riconfermando e rinnovando ogni volta la fiducia nutrita dal popolo ateniese. Pericle cerca di aumentare sempre di più l’influenza e la potenza di Atene, non solo con azioni belliche, ma anche con l’edificazione di splendidi monumenti: il fulgore di Atene pare inarrestabile e solo un’altra città greca potrebbe rivaleggiare con lei per importanza e notorietà, la frugale e militarista Sparta. Le frizioni tra le due alleate di un tempo sembrano sempre più irrecuperabili: gli alleati di Sparta, temendo la maggiore ingerenza di Atene nei loro affari, premono per una guerra e alla fine i Lacedemoni, seppur riluttanti, si preparano a invadere l’Attica. Pericle ha un’idea: radunare tutti i cittadini all’ interno delle Lunghe Mura, una fortificazione che rende Atene praticamente inespugnabile via mare e lasciare che sia la flotta a rifornire gli abitanti e a compiere incursioni presso i nemici. Il piano sembra ben calibrato e destinato ad assicurare il successo ad Atene, ma Pericle non può immaginare che le triremi giungeranno al Pireo, il porto di Atene, con un carico in più, inatteso quanto letale: la peste. L’epidemia miete molte vittime e Pericle, al pari dei suoi concittadini, muore per il contagio, lasciando Atene priva di una guida e in balia di demagoghi rissosi e spietati, avviata pericolosamente verso la più sonora delle sconfitte.
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