domenica 22 febbraio 2015

Il contesto storico del romanzo

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V secolo A.C.: Atene, piccola città greca affacciata sull’ Egeo, riesce, insieme alle altre poleis greche, a sconfiggere i Persiani, che hanno creato l’impero più potente mai visto fino a quel momento. Con l’intento di proteggere gli Ioni da futuri attacchi nemici, gli Ateniesi creano una lega navale e si incaricano di tutelare la sicurezza dell’Egeo ponendosi a capo di essa: gettano così le basi per la costruzione di un dominio sempre più vasto.  Ma Atene non è solo il baluardo della grecità contro i cosiddetti “barbari”: è anche la prima città del mondo Antico ad aver sperimentato e coniato la  democrazia, una forma di governo in cui tutti i cittadini maschi, di qualsiasi estrazione sociale, sono chiamati ad adunarsi sul colle della Pnice per deliberare sulle
massime questioni che li riguardano,con piena libertà di parola. Solo le donne, gli stranieri e gli schiavi sono esclusi da una gestione della cosa pubblica così aperta e condivisa e, in un sistema in cui non è possibile prevalere e primeggiare in assemblea grazie ai propri natali o per la ricchezza posseduta, l’unica arma si rivelano la persuasione e un’accattivante eloquenza: lo sa bene Pericle, l’ uomo capace di farsi eleggere alla carica più importante, quella di stratego, per quindici anni consecutivi, riconfermando e rinnovando ogni volta la fiducia nutrita dal popolo ateniese. Pericle cerca di aumentare sempre di più l’influenza e la potenza di Atene, non solo con azioni belliche, ma anche con l’edificazione di splendidi monumenti: il fulgore di Atene pare inarrestabile e solo un’altra città greca potrebbe rivaleggiare con lei per importanza e notorietà, la frugale e militarista Sparta. Le frizioni tra le due alleate di un tempo sembrano sempre più irrecuperabili: gli alleati di Sparta, temendo la maggiore ingerenza di Atene nei loro affari, premono per una guerra e alla fine i Lacedemoni, seppur riluttanti, si preparano a invadere l’Attica. Pericle ha un’idea: radunare tutti i cittadini all’ interno delle Lunghe Mura, una fortificazione che rende Atene praticamente inespugnabile via mare e lasciare che sia la flotta a rifornire gli abitanti e a compiere incursioni presso i nemici. Il piano sembra ben calibrato e destinato ad assicurare il successo ad Atene, ma Pericle non può immaginare che le triremi giungeranno al Pireo, il porto di Atene, con un carico in più, inatteso quanto letale: la peste. L’epidemia miete molte vittime e Pericle, al pari dei suoi concittadini, muore per il contagio, lasciando Atene priva di una guida e in balia di demagoghi rissosi e spietati, avviata pericolosamente verso la più sonora delle sconfitte.

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