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suo nome e a vincolare il proprio destino ai suoi tormentati accadimenti. Pericle è un uomo che non si è fatto travolgere dall’anonimato e dall’oblio della storia, ma ha deciso di agire e operare con gli unici mezzi che aveva a disposizione (un eloquio trascinante e una incorruttibilità proverbiale) per guidare verso le migliori decisioni e deliberazioni i propri cittadini. Seppure le sue scelte, più o meno indirettamente, possano aver accelerato lo scoppio di una guerra, quella del Peloponneso, destinata a sancire definitivamente la fine della potenza Ateniese su tutto il mar Egeo, è anche vero che Pericle ha sempre cercato di uniformare le proprie azioni verso un unico, grande scopo: quello di elevare la “sua” Atene alle vette della fama e della gloria immortale, a renderla la scuola dell’Ellade, come dice Tucidide, per tutti i secoli a venire, non tanto per le conquiste e l’ampiezza del suo dominio, bensì per aver forgiato un sistema di governo e uno stile di vita imbattuti e insuperati in cui libertà, versatilità e ingegno si uniscono a correttezza e rispetto delle leggi e della collettività, in un equilibrio unico e irripetibile. Come si fa a non ammirare un uomo che ha dedicato la propria vita alle responsabilità di governo e al perseguimento della gloria più grande per la sua città, senza per questo aspirare a diventarne il tiranno o il monarca indiscusso, ma anzi assoggettandosi spontaneamente agli stessi meccanismi democratici? Credo sia questo il più grande insegnamento che ci possa dare Pericle: si può fare e cambiare la storia, basta desiderarlo ardentemente.
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