lunedì 9 marzo 2015

MARZODONNA 2015 Falconara, “PASSIONE, FOLLIA, AMORE: ESSERE DONNA NELL’ANTICA GRECIA" Cecilia Cozzi e Carlo Cerioni, 7 marzo 2015


Carlo Cerioni, Stefania Signorini e Cecilia Cozzi
Anche quest’anno, il Comune di Falconara ha deciso di ospitare, nel mese di Marzo, un variegato insieme di iniziative ed incontri per continuare a parlare ed analizzare il ruolo della donna nella nostra società, ma anche in tempi e luoghi lontani da noi. Proprio all’interno di questo grande contenitore culturale, nominato appunto “MARZODONNA 2015”, si è svolto, nel pomeriggio di sabato 7 Marzo, la chiacchierata divulgativa “Passione, follia, amore: essere donna nell’antica Grecia”, ospitata nella sala del Centro Cultura Pergoli. Se si vuole parlare delle molteplici sfumature delle
donne e delle contrastanti emozioni vissute nelle loro vite, cosa c’è di meglio che scrutare nelle pieghe recondite del mito e nelle pagine di capolavori immortali, come le tragedie greche? A guidarci in questo viaggio avvincente, due protagonisti d’eccezione, diversi fra loro ma uniti dalla passione per la conoscenza e dalla comune sete di sapere: Carlo Cerioni, docente di filosofia presso il liceo Scientifico “L. Da Vinci” di Jesi, e Cecilia Cozzi, giovane studiosa dell’università di Trento, ma nata e cresciuta a Falconara. Al professor Cerioni il compito di esporre la convenzione di Istanbul, documento per la protezione della donna da abusi e maltrattamenti, ma anche di trasportare l’uditorio nel mondo greco, un mondo dove essere donna significava essere soggetta alla volontà maschile, anche se con qualche eccezione. “Certo- spiega il professore Cerioni- la donna aveva la piena cura della casa, la gestione dell’economia era nelle sue mani. E la situazione era, paradossalmente, migliore per le donne di ceto inferiore e per le etère, giovani cortigiane d’alto bordo, ma colte e raffinate, come Aspasia.” 


CENTRO PERGOLI
La spiegazione del docente arriva addirittura a toccare il mito dell’androgino, nel Simposio di Platone, oltre che le riflessioni di un filosofo più moderno, come Stuart Mill, ma con Cecilia Cozzi il focus torna sulle donne della Grecia antica, persino favolosa: quella delle grandi saghe ed avventure del mito. La giovane ricercatrice, infatti, parte dalle grandi tragedie del V secolo a.C., dai versi di poeti come Euripide e Sofocle, per raccontare le emozioni e la vita travagliata di tre eroine, emblematiche ma “estreme” nelle loro azioni: Medea, Antigone, Fedra. Grazie alle parole di queste tre protagoniste, pronunciate nel corso delle tragedie che le vedevano figurare come personaggi, rivivono le profonde lacerazioni e le intime contraddizioni del loro agire, senza che il tempo impedisca di provare ancora lo stesso coinvolgimento vissuto dagli Ateniesi a teatro. “Con Medea- ribadisce Cecilia Cozzi- abbiamo una donna innamorata, ferita nel suo amore coniugale e pronta a vendicarsi per l’ingratitudine di cui è vittima. Antigone, invece, è una ragazza ribelle, che antepone gli interessi della propria stirpe, nobile, ai decreti di una polis  a fatica sopravvissuta a una guerra fratricida. In Fedra, al contrario, troviamo la perfetta rappresentazione dell’amore secondo la concezione greca: una forza dirompente, divina, ispirata da Afrodite, ma, proprio per questo, profondamente distruttiva.” 
Il pubblico, numeroso in sala, ha seguito con interesse il dipanarsi delle loro storie, così lontane ed eccezionali, ma ancora vivide nel nostro immaginario: il caloroso applauso finale ha dimostrato la riuscita dell’iniziativa e la volontà di Falconara di riflettere ancora sulle donne. A partire, proprio, da quel mito che le rappresenta come violente matricide o amanti vendicative. 

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