sabato 30 gennaio 2016

Viaggiando tra Arte e Gusto...

È solo crescendo che ho imparato, fino in fondo, la bellezza del viaggio: ho appreso, sebbene all'inizio con difficoltà e dolore, a lasciare la comodità e la tranquillità del nido, quasi con uno strappo deciso e violento,  ma destinato a ripagarti delle gioie più grandi, conquistate grazie a quell'abbandono severo e tuttavia giusto. Così sono venute Trento, con quelle splendide nottate in treno che mi hanno regalato tanti pensieri, domande e riflessioni; Cambridge, che mi ha dato il primo profumo di autonomia e la  libertà di costruirsi un proprio percorso; infine Ottawa, un crescendo di emozioni intense e vorticose, l'avventura più inaspettata ed insieme più autentica, verso un nuovo mondo, verso il mio mondo. Poi, però, tornando in Italia, in quella patria che ho sempre ritrovato dentro di me più che in vuote professioni esteriori, ho capito che nemmeno allora
mi sarei potuta fermare. Ero rientrata da un lungo soggiorno all'estero, ma questo non significava che avrei potuto smettere di apprendere o di esplorare. Così, ho vissuto anche il fascino di riscoprire i luoghi che si ritengono familiari, ma che hanno ancora molto da darci. Ho passeggiato per le strade di Roma: quelle rovine così maestose, rischiarate dall'abbagliante luce di un avvolgente sole di gennaio, mi hanno ridato gli stessi brividi di emozione e stupore che, tanti anni fa, mi spinsero a dedicare la mia vita a studiare la straordinaria civiltà che le aveva prodotte. Dopo mesi di grattacieli e di immense distese a perdita d'occhio, ho rivissuto il piacere di immergermi nella storia, nelle sue pieghe umbratili e tormentate, che, seppur note e conosciute, ci restituiscono la scommessa più grande: credere nella bellezza e nella grandezza, anche a scapito del tempo che scorre inesorabile.

E non è stata solo la magia della Città Eterna a suggerirmelo: passeggiare per le vie di Lucca e Pisa, in buona compagnia, ha sortito nel mio animo un medesimo effetto rigenerante. Certo, non era la novità ad attirare il mio sguardo verso la lucentezza delle superfici del Battistero e del Duomo rischiarato dalla luce lunare, ma la consapevolezza che  un solo attimo come questo valeva quanto una vita intera spesa al servizio della conoscenza. Ho ritrovato l'autenticità di un passato mai trascorso in ogni piccolo vicolo attorno piazza dei Cavalieri o nella bellezza di un'ansa dell'Arno, dove l'intero profilo della città si rispecchia: sembra uno spettacolo puro ed incontaminato, al quale si ha la fortuna di assistere, quasi in punta di piedi. Di sicuro, poco di tutto ció si sarebbe adattato alla descrizione della fiera SIGEP di Rimini: un immenso spazio dedicato a quanto di meglio la tradizione culinaria italiana possa offrire, dalla pasticceria al gelato, dalla pizza alla panetteria. Eppure, mentre mi perdevo letteralmente nei colori sfavillanti e nelle forme sempre più curiose dei cibi che osservavo, comprendevo intimamente quanto quel bisogno di bellezza e di ricercatezza fosse parte integrante della nostra essenza, del nostro gusto al pari della nostra storia. Non c'era alcuna differenza fra la creatività dispiegata in quegli stand colorati e versatili e quella che avevo intravisto scolpita nel marmo o brillare in qualche affresco nei miei giorni precedenti. Anzi, un solo, grande messaggio sembrava animare quei moderni artisti, al pari dei loro immortali predecessori: abbiate il coraggio di credere nelle vostre idee ed inebriate di grandezza il mondo che vi circonda. Non rinunciate mai alla bellezza, perché non esiste motore più grande o bene più prezioso. Allora come ora.
Cecilia Cozzi

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