domenica 17 gennaio 2016

Scoprendo il Nuovo Mondo

E’ strano pensare che, appena un anno fa, un grande sogno rimaneva ancora non compiuto: oltrepassare i confini dell’Europa, assaporare il brivido di esplorare il continente americano. Negli inizi di quel 2015 da cui attendevo molto, mi chiedevo spesso se fossi riuscita a coronare quel progetto, se fossi sopravvissuta a tutta la sequela di selezioni, curricula, certificazioni di lingua e colloqui che si frapponevano fra me e la meta, ancora lontana.
Ora, esattamente un anno dopo, tutto ciò sembra solo un remoto ricordo e sono le immagini del mio semestre, intenso e scoppiettante, alla Carleton University a cullare la mia immaginazione nelle silenziose nottate trentine. Sono frammenti di mesi vissuti ad alta velocità, senza un attimo di respiro, con quell’esuberanza tipica della giovinezza e quell’ansia di non lasciarsi scappare nemmeno un ‘occasione in questo nuovo sentiero, tutto da scoprire. La mia innata curiosità, infatti, mi spingeva a carpire qualsiasi sfumatura, qualsiasi 

particolare del Canada, di questo immenso territorio di cui avevo solo sentito parlare con toni affascinati e, di cui, sapevo ben poco prima di partire. Perciò, tendevo le orecchie nell’autobus per ascoltare le chiacchiere scambiate fra due vecchi amici, mi mimetizzavo nell’incessante marea di studenti che si riversava fra nelle aule o in biblioteca per scrutarne i movimenti ed osservarne i gesti, indugiavo con lunghi sguardi sulle case e sui loro bellissimi addobbi natalizi, quasi a indovinarne la vita e le mosse quotidiane degli abitanti. Certo, molto fu quello che imparai da questi interi giorni di attenta osservazione, di lenta introduzione ai meccanismi della società canadese, di questo meraviglioso mosaico di etnie e nazionalità che mi si apriva ogni giorno, davanti agli occhi. Eppure, scoprii che tanto di più era racchiuso nelle storie di queste persone, nelle loro vite così variegate e così differenti dalla mia, nonostante, per un motivo o per l’altro, ci ritrovassimo tutti nello stesso luogo, percorrendo le stesse vie.
Imparai la bellezza di lasciarsi sorprendere dai loro racconti, immensamente più vividi e complicati di quanto le prime impressioni o i timorosi esordi della conversazione lasciassero presagire. Riscoprii la gioia di raccogliere le loro confidenze o di carpire i loro sogni, accumulando una tale ricchezza di sfumature e di colori da avere l’impressione di tornare con un bagaglio ancora più carico di quanto avrei mai sperato. Ma, sopratutto, realizzai quanto sia meraviglioso lasciarsi forgiare dalle storie di coloro che incontriamo nel nostro cammino, anche per lo spazio fugace di un istante, anche solo per nell’intensità di un attimo unico ed irripetibile, perché saranno probabilmente quei momenti a farci capire chi siamo davvero e, soprattutto, chi vorremmo essere. E chiudendo gli occhi, ripercorrendo con la memoria quelle istantanee di vita, quegli sprazzi di vita imprevista, ma autentica in tutta la sua verace bellezza, mi sembra di scorgere per la prima volta, chiaramente, chi sono e chi vorrei essere: una narratrice (o storyteller, come direbbero i miei compagni anglosassoni), al servizio della parola, del suo inesauribile potere di unire le persone, di trasmettere e condividere ciò di cui, alla fine, “life si all about”, oltre e nonostante le brutture e le storture di ogni giornata storta o dei foschi presagi internazionali.
Ed ora, a quasi un mese dalla fine di questa avventura vorticosa ed indimenticabile, solo ora comprendo il vero lascito di questi mesi trascorsi a Ottawa, fra essays da consegnare in brevissimo tempo e mattiniere colazioni a base di pancakes e sciroppo d’acero: qualsiasi traguardo si presenti nel mio cammino, qualsiasi sogno io voglia ancora realizzare, non rinuncerò mai alla mia passione per la vita, all’entusiasmo di perdermi nei volti e negli sguardi di chi la percorre assieme a me, alla gioia di assaporare insieme a loro le tappe di questo cammino in costante divenire, dai contorni incerti, ma così invitanti da tracciare.
Era necessario smarrirmi fra i poderosi edifici della Carleton University per carpire la mia verità, bisognava abbandonare la sicurezza delle mie certezze per ritrovare me stessa in maniera più chiara e nitida di prima: nulla sarà mai troppo lontano e irraggiungibile, finché rimarrà la forza di lottare e il coraggio di schiudersi, al mondo come ai suoi innumerevoli visitatori.

Cecilia Cozzi

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