martedì 20 maggio 2014

“L’aurora dalle dita di rosa”, recensione di Lucrezia Ferretti

Lucrezia Ferretti
Dopo aver divorato il libro “Aspasia, storia di una donna”, lascio di seguito il mio commento.
Essendo un libro storico, vorrei iniziare parlando di come l’autrice ha affrontato la pragmatica trattazione degli avvenimenti storici. Credo che abbia inserito in maniera fluida e organica tale narrazione, che si incastra perfettamente nella trama delle vicende personali e politiche dei protagonisti. Penso che questa sia una delle peculiarità che più ho apprezzato.
Altrettanto piacevole e interessante è il dibattito filosofico, che Cecilia ha mostrato tramite dialoghi arguti tra le più eccelsi menti dell’epoca. Non credo sia facile esprimere un’intera concezione filosofica in poche battute nel contesto di un discorso diretto, quindi è stata veramente brava!
Ho trovato poi meravigliose le descrizioni, arricchite di un registro linguistico e culturale greco al 100%. Penso che solo coloro che hanno una certa conoscenza della cultura greca possano apprezzare la sua maestria nello scegliere gli aggettivi (ammirevoli gli epiteti più tradizionali e conosciuti e ancor più quelli riferiti alle condizioni climatiche e agli eventi naturali, quali “i venti procellosi” e “l’aurora dalle dita di rosa”), i paragoni e i continui richiami ai poeti e ai miti greci, dai meno popolari a quelli più noti quali Iliade, Odissea e la saga di Giasone e gli argonauti.
Interessante è la dicotomia che investe il personaggio di Aspasia. Donna dalle idee innovative, pronta ad appoggiare
la cosiddetta empietà di un filosofo quale Anassagora, donna che mette davanti a tutto (anche davanti all’amore, come dimostra, quando muore Pericle, andando a coccolare il figlio invece di continuare a piangere il marito defunto)la virtù, spesso intesa anche come sete di conoscenza, ma donna radicalmente legata alla cultura e alle credenze dell’epoca. Lo testimoniano i suoi pensieri che spesso si rivolgono alle divinità nei momenti più critici della sua vita.
Mi ha colpita l’umanità che è al centro della caratterizzazione che l’autrice fa di Pericle. Una qualità che difficilmente riusciamo a scorgere dai libri di storia e che ella ha perfettamente descritto e inserito nella rappresentazione completa di un uomo politikòs, ma anche uomo di famiglia, marito, padre e fedele amico. Emozionante ciò che ne deriva: un eterno compromesso tra i suoi due amori più grandi, la sua Aspasia e la sua Atene.
Atene… che dire di Atene! Una città da me tanto amata per la sua storia e per il suo apparire ancora affascinante dopo tutti questi anni. Si evince questo amore anche da parte di Cecilia, che ne ha mostrato i pregi e i difetti, il suo febbrile fervore, le sue ingiustizie, la sua cultura e la sua magnifica arte (mi sono quasi commossa e ho sorriso nel leggere i dialoghi tra Fidia e la sua cerchia riguardanti la scelta delle metope del Partenone).
A mio avviso l’unico difetto del libro, se mai si possa definire tale, è l’esagerata e quasi irreale rapidità dell’innamoramento tra i due protagonisti. Dicendo ciò non intendo asserire che non possa esistere e nascere un sentimento così forte a prima vista, ma più che altro sono usati degli aggettivi che da subito denotano una quotidianità amorosa che al lettore sfugge. Capisco, però, che non è semplice far andare di pari passo tutti gli avvenimenti storici e la relazione amorosa dei due amanti. Inoltre Cecilia stessa, durante l’avvincente presentazione del suo libro, ha avvisato noi lettori che ha dovuto comprimere i tempi e gli avvenimenti per poter centralizzare il tema a lei più caro e per focalizzare la nostra attenzione sulla forza dell’amore struggente e passionale di Aspasia e Pericle.
Nel complesso posso ben dire che l’autrice ha scritto un libro meritevole di essere letto, capito e diffuso il più possibile. Non ha minimamente deluso le mie aspettative e, anzi, mi hai dato conferma del pensiero che già avevo sulla sua persona e sulle sue incredibili doti.

Lucrezia Ferretti

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